Permesso di soggiorno bloccato: cosa fare in caso di preavviso di rigetto o silenzio della Questura

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Hai presentato domanda per ottenere, rinnovare o convertire il tuo permesso di soggiorno ma qualcosa sembra non andare per il verso giusto? In alcuni casi può accadere che la procedura si blocchi a causa di un preavviso di rigetto o del silenzio della Questura. Vediamo cosa significa, cosa comporta e come reagire nel modo corretto per tutelare i tuoi diritti.

Preavviso di rigetto: cos’è e cosa comporta

Se hai ricevuto una comunicazione da parte della Questura con oggetto “Comunicazione ai sensi dell’art. 10-bis della legge n. 241/1990”, significa che la tua domanda è a rischio rigetto.

Il preavviso di rigetto è una comunicazione formale con cui la Pubblica Amministrazione ti informa che esistono motivi ostativi all’accoglimento della tua istanza di permesso di soggiorno. Può riguardare tutte le tipologie di istanza: rilascio, rinnovo, conversione o aggiornamento.

Le ragioni più frequenti per cui si riceve questo tipo di comunicazione includono:

  • reddito considerato insufficiente;
  • mancanza di un alloggio idoneo (assenza del certificato di idoneità alloggiativa);
  • presenza di precedenti penali;
  • documentazione incompleta o non conforme.

Hai solo 10 giorni di tempo per presentare una memoria difensiva e fornire alla Questura le ragioni per cui il provvedimento non dovrebbe essere emesso. È fondamentale, in questa fase, affidarsi ad un avvocato esperto in diritto dell’immigrazione per predisporre una risposta efficace e ben strutturata.

Il rigetto definitivo: cosa succede se non si reagisce

Se non si risponde al preavviso, oppure se la memoria difensiva non viene accolta, la Questura può emettere un provvedimento di rigetto. In tal caso, il permesso di soggiorno viene revocato o non rilasciato e ti verrà notificato l’invito a lasciare il territorio nazionale.

Fortunatamente, è possibile impugnare il provvedimento entro 60 giorni dalla notifica, presentando ricorso presso il Tribunale competente. Anche in questa fase, l’assistenza legale è fondamentale per ottenere l’annullamento dell’atto e il conseguente rilascio o rinnovo del permesso.

Nel ricorso può essere inclusa anche una richiesta cautelare di sospensione dell’efficacia del provvedimento, per permettere al giudice di intervenire tempestivamente in attesa della decisione definitiva.

Quando la Questura non risponde: il silenzio inadempimento

Secondo quanto previsto dall’art. 5, comma 9 del Testo Unico sull’Immigrazione, la Questura dovrebbe pronunciarsi sulla domanda di permesso entro 60 giorni dalla presentazione. In caso di mancata risposta, è possibile proporre ricorso al Tribunale entro un anno dalla scadenza di tale termine.

Il giudice potrà obbligare la Pubblica Amministrazione a decidere sull’istanza entro 30 giorni, e in alcuni casi condannarla anche al risarcimento del danno e al rimborso delle spese legali.

Ogni caso è diverso e merita attenzione specifica. Che si tratti di un preavviso di rigetto, di un rigetto vero e proprio o di un ritardo ingiustificato da parte della Questura, non rimanere in silenzio e non affrontare la situazione da solo. La normativa è complessa e le tempistiche da rispettare sono molto brevi.

Affidarsi ad un avvocato specializzato in permessi di soggiorno è l’unico modo per affrontare la procedura nel modo giusto, evitare l’espulsione e proteggere il tuo diritto a rimanere in Italia.

Hai ricevuto un preavviso di rigetto o la tua domanda è ferma da troppo tempo?
Contattaci subito per una consulenza: lo Studio Legale Sirica è al tuo fianco.

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